Una settimana bianca in Finlandia 5

20140422_09051720140422_09043320140422_094358di Annalisa Rabagliati

 

Non vedevi l’ora di leggere qualcosa sugli animali in Finlandia e io ti ho fatto aspettare un po’. Bene, adesso ci siamo. Siamo pronti per la partenza? Andiamo!

Venerdì 3 marzo 2023, ultima mezza giornata con Brigitta e Matti, ultimo risveglio nella quiete del paesaggio ancora innevato e silenzioso, ultima colazione insieme, con chiacchiere e battute.          Mi accorgo che Brigitta è  molto stanca, perché, anziché parlarci in Inglese come il marito Matti, le piace conversare con noi in Italiano e tradurre per lui in Finlandese ogni nostro discorso. Povera Brigitta! Ma ora sarà l’ultimo sforzo, almeno per oggi, e, chissà, se mi ci metterò d’impegno, qualche frase in Finlandese la potrò anche imparare, per la prossima volta in cui ci vedremo.

In programma stamattina prima di partire c’è la visita a una fattoria. Matti e Brigitta trovano sempre qualche posto nuovo da vedere e, sapendo quanto amo gli animali, hanno pensato di accompagnarci in una fattoria che ne ospita di ogni tipo: pecore, capre, mucche, cavalli, oche, anatre, galline, cani e gatti. Ogni specie ha il suo spazio coperto e ha l’aria molto felice. Gli animali non sembrano patire il freddo: né le pecore col loro maglione in pura lana vergine, né oche, anatre e galline col loro abbondante “duvet” naturale al cento per cento, ma neppure i cavalli e le mucche dal pelo lungo, né i gatti di razza norvegese dalla folta pelliccia che stanno in una scatola con una lampada accesa per riscaldarli, né i cani che girano liberi negli spazi tra i recinti.

Che differenza rispetto a quella volta, anni fa, in cui vedemmo un povero cane alla catena in un cortile di Rovaniemi nel freddo della notte artica! Ma di persone arretrate o senza cuore se ne trovano a ogni latitudine. Non è il caso del padrone di questa fattoria. È un ottantenne alto e forte come un giovane. Ha fatto dipingere figure di animali sull’insegna all’ingresso della fattoria, per far capire che quella è casa loro, il loro Stato (tila). Ama infatti gli animali e questi amano lui e sono affettuosi anche con gli estranei. Gatti, cani, pecore e cavalli si lasciano accarezzare da noi come se ci avessero sempre conosciuti. Il padrone parla Inglese e accoglie volontari, di solito studenti universitari, perché li accudiscano e in cambio offre loro ospitalità. Ah, se solo fossi un po’ più giovane!

Il nostro nuovo amico ha fatto a sua volta il volontario missionario laico in paesi in via di sviluppo per moltissimi anni e questo la dice lunga sulla sua propensione a compiere opere di bene. Durante la nostra breve conversazione parla del clima della zona e ci spiega dei venti che lo modificano a seconda della  direzione da cui provengono. Quando soffiano dalla Scandinavia il clima, anche in inverno, raggiunge temperature accettabili, poco sopra lo zero, quando arrivano dalla Gran Bretagna portano pioggia, ma quando arrivano dalla Lapponia o dalla Russia le temperature si abbassano notevolmente. Noi però non abbiamo mai trovato temperature troppo fredde, perché siamo venuti in Finlandia d’estate, in autunno e tra febbraio e aprile, mai in pieno inverno, anche se abbiamo potuto vedere, in primavera, a Oulu e Kemi, il golfo di Botnia ghiacciato e il porto di Helsinki, sul golfo di Finlandia, ricoperto dal ghiaccio spaccato in tanti grossi cubetti che galleggiavano.

È bello vedere animali sereni: gli animali sono creature innocenti, non agiscono per cattiveria, ma spinti dalla fame o dalla paura. Ci vuole così poco per renderli felici: dimostrare loro affetto, nutrirli e lasciarli vivere secondo la loro natura. Ricordo quando a Rovaniemi, nel 2014, andammo a fare un giro con la slitta trainata dai cani. Arrivati sul posto c’erano decine di cani huskies agitatissimi dentro ai recinti perché, vedendoci arrivare, avevano  capito che qualcuno di loro doveva trainare una slitta per noi. Molti si arrampicavano alle reti, nella speranza di essere scelti per farlo. La loro natura è quella di correre nella neve e noi offrivamo loro la possibilità di divertirsi.

Questi cani robusti dallo guardo azzurro e gelido, normalmente un po’ inquietante, erano in realtà dolcissimi  e si lasciavano accarezzare strusciandosi alle nostre gambe come gattini. Quando i quattro cani furono tutti agganciati alla slitta e il conducente li spronò a partire sentimmo uno strappo come quando un aereo si stacca dal suolo. Erano velocissimi e la corsa sulla pista nel bosco fu divertentissima anche per noi. Solo, non facemmo foto, per timore che la fotocamera ci cadesse dalle mani per la velocità.

Certo  il giro con la slitta trainata dalla renna Toby fu molto più tranquillo. Il suo conducente è stato l’unico Lappone che ho visto con il tipico costume blu e rosso. Anche lui voleva bene alla sua renna, si capiva da come le parlava. A Roma i turisti vanno in una carrozzella trainata da un cavallo, noi invece con la slitta trainata da Toby  facemmo un bel giro su distese innevate e io mi sentivo così appagata da canticchiare il “ Tema di Lara”. Mi pareva di essere con il dottor Zivago oltre gli Urali, invece ero a Rovaniemi, con mio marito …

Però mio marito è il compagno di viaggio che preferisco e anche Rovaniemi non è poi così male, anzi! La città, sui 60.000 abitanti, è situata a circa sei chilometri  dal Circolo Polare Artico. È   moderna, perché ricostruita dopo la quasi completa distruzione avvenuta durante la guerra di Lapponia. Vivace e animata, è ricca di edifici di Alvar Aalto e vanta impianti sportivi di prim’ordine, tra cui il centro di Ounasvaara, (lì si trova il trampolino di cui ti ho già detto), un ponte modernissimo sul fiume Kemijoki  e musei molto interessanti.

Noi abbiamo visitato quello sull’Artico, interattivo, dove un filmato sull’Aurora Boreale ti dà l’impressione di vederla dal vivo,  e il museo sulle foreste e sulla loro manutenzione. Qui mio marito ha provato l’ebbrezza di salire su un gigantesco trattore che serve a trasportare gli enormi tronchi. Per ogni albero che viene tagliato i Finlandesi ne piantano altri e si capisce perché: il legname è una fonte primaria per la loro economia, ma non lo fanno solo per questo, bensì per amore del territorio in cui vivono.

Rovaniemi, però, è conosciuta da tutti i bambini del mondo per un altro motivo: perché vi si trova il villaggio di Babbo Natale! Ci siamo andati anche noi, naturalmente, ogni volta che siamo stati al Nord, per soddisfare quel che rimane della nostra infanzia e ci siamo divertiti. Abbiamo conosciuto Babbo Natale, Joulupukki in Finlandese, o Santa Claus, se vogliamo cedere alla globalizzazione. È un signore di una certa età, grande e grosso e dalle incredibili capigliatura e barba bianche che lo caratterizzano. Ci siamo fatti una foto con lui, ma Santa Claus non aveva la giubba rossa d’ordinanza: era estate e lui era in gilet e calzettoni a righe.

Il villaggio di belle case di legno, simili a chalet, ha molte attrazioni per i bambini ed è un punto vendita di souvenir lapponi. Non credere però che sia un supermercato grossolano, perché ha il suo fascino, forse dato dall’eccitazione di essere lì, a 66° 33’ di latitudine Nord, proprio dove passa l’immaginario Circolo Polare Artico ( Napapiiri) che puoi vedere disegnato sul selciato e puoi scavalcare con un passo, per andare ad abbracciare il mondo, o meglio, un grande mappamondo di pietra, come ho fatto io.

Vedemmo Rovaniemi e il circolo polare Artico per la prima volta nel 2007, quando con i nostri amici attraversammo su due auto la Lapponia per raggiungere Capo Nord. Che panorami esotici per noi la taiga e la tundra! E quante renne incontrammo lungo il percorso: era d’estate e queste andavano in  giro da sole, anche se appartenevano ai pastori lapponi. Spesso le trovavamo in mezzo alla strada, normalmente precedute da cartelli stradali segnalanti il pericolo, e aspettavamo che si spostassero con la loro andatura trotterellante, che a me faceva pensare alle renne dei cartoni animati.

I Sami, (Lapponi) anche se adesso sono motorizzati, non seguono da vicino gli spostamenti delle loro renne: queste vagano libere nei territori che sono di tutti e che i Sami occupano ciclicamente. I Sami amano le renne, che sono la loro fonte di sostentamento e hanno un amore per la natura ancor più grande di quello dei Finlandesi. Anche loro rispettano gli alberi e non tagliano quelli nati da poco, in crescita. Per loro addirittura la betulla bianca è l’albero del dio dei cieli bianchi, Num Torum.

Abbiamo incontrato dei Sami in molti posti in Lapponia, ma l’incontro più speciale fu quando percorremmo il sentiero escursionistico Kalliovaara  che si trova nella zona tra  Salla e Kemijarvi. Già la natura era spettacolare: si camminava nei boschi di betulle e conifere lungo il percorso che costeggiava il grande fiume. La corrente era impetuosa e le acque sembravano gialle per la torba presente nel terreno del letto. A un certo punto vedemmo Juomapata, una delle più grandi marmitte dei giganti presenti al mondo. Come saprai, le marmitte dei giganti sono simili a pozzi nella roccia, nati dall’erosione di un fiume dove migliaia di anni fa c’erano i ghiacciai. Questa si trova vicino al villaggio di Aholanvaara ed è larga quasi 15 metri di diametro e profonda altrettanto. Dicono che qualche buontempone ogni tanto d’estate vi si tuffi, ma perfino i sommozzatori non sono riusciti a misurarne bene la profondità, perché il fondo presenta delle rocce. Se vuoi vedere questa meraviglia il link è questo: https://museot.fi/kulttuurikierros/index.php?kk_kohde=140

In quel parco, per la gioia degli escursionisti, vi è anche un ponte tibetano e in alcune radure vi sono aree  per picnic e capanne lapponi. Di questa passeggiata conservo vivo, come se fosse successo un paio di giorni fa, il ricordo dell’incontro con i Sami.  Abbiamo sentito arrivare da una di queste capanne una specie di musica e, incuriositi, siamo entrati e abbiamo visto tre Sami, vestiti con normali abiti da pastori, che suonavano un lungo corno e un tamburo accompagnando un canto che all’inizio sembrava uno di quelli dei pellirosse, segno forse di affinità tra antichi popoli nomadi.

Era una specie di nenia, che, però, diventava via via più veloce e inebriante, tanto da farmi pensare che il cantore fosse uno sciamano. Saprai, infatti, che è così che gli sciamani raggiungono il momento in cui cadono in trance: cantando e danzando in modo sempre più forte e frenetico così che gli astanti si eccitano e scatenano sempre di più, prendendo parte all’evento. A noi questo non è successo, ma è stato molto interessante esser lì, perché non si trattava di uno spettacolo per turisti, ma di un episodio autentico che ci è capitato per caso di condividere. Lo sciamano poi ha voluto parlare con noi. Probabilmente anche per lui era inconsueto conoscere dei cittadini rispettosi e interessati.

Lo sciamanesimo è un fenomeno antico che si spiega con il bisogno di spiritualità che è nell’animo umano. Non è una religione, né ha dogmi: chiunque può essere sciamano. Importante è avere un animo puro e cercare il bene del clan. Tra i Sami chi sente di avere capacità quasi paranormali impara dagli sciamani anziani le tecniche per raggiungere l’estasi. Si dice che così possa fare da tramite tra i tre livelli diversi dell’universo: quello inferiore, del male, quello umano in mezzo e quello superiore del cielo. Importante è la percussione del tamburo, che rappresenta il ciclo della vita con la sua forma ovale o tonda e spesso riporta dipinti i tre livelli e l’albero della vita che li collega.

Nel livello di mezzo non sono importanti solo gli umani, ma anche gli animali: renne, alci e orsi sono per i Sami animali totemici, degni di grande rispetto e alla base della mitologia lappone. L’orso era, secondo il mito, il progenitore dell’umanità, che però si comportò male con gli umani e per questo venne decapitato e lanciato in cielo dal Dio dell’universo, a formare la costellazione dell’Orsa Maggiore, ben visibile nel cielo del Nord. Il  nome Artico che indica i luoghi sopra il 66° parallelo e i popoli che li abitano deriva infatti dalla parola greca Arktos, orso.

Quante informazioni dà una visita al Museo dell’Artico! E qui, in Finlandia, c’è modo di confermarne la bontà: basta alzare lo sguardo al cielo stellato per notare, più in alto che alle nostre latitudini, la costellazione dell’Orso senza testa che vigila sui popoli settentrionali.

Venerdì 3 marzo 2023: la visita alla fattoria finisce, lasciamo gli animali e il loro amico, che mi saluta con una benedizione, sempre gradita, soprattutto prima di un lungo viaggio di ritorno.  Brigitta e Matti ci accompagnano alla stazione, dove prenderemo il treno per Helsinki. La stazione assomiglia un po’ a quelle dei vecchi film western: c’è un basso edificio in legno, chiuso al pubblico, anche perché ormai i biglietti si fanno tutti online, e, intorno, il deserto! Avevamo avuto la stessa sensazione di desolazione quando arrivammo a Rovaniemi col treno, nel 2014, ma in un attimo la stazione si popolò di viaggiatori in arrivo e in partenza, per cui  non ci preoccupiamo. Ora come allora, quando mancano pochi minuti all’arrivo del treno, la gente che deve salire si materializza ed è numerosa al punto da chiedersi se ci sarà posto per tutti.                                                                                                                                                                  È tempo di salutare i nostri amici, ospitali come sempre. Ci abbracciamo. Brigitta ed io  siamo un po’ commosse, ma ci consoliamo pensando che toccherà a loro, presto, venire da noi in Italia e, allora, “näkemiin”, arrivederci! Helsinki ci aspetta!

p.s. Ci sarai anche tu?

 

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Una settimana bianca in Finlandia 5ultima modifica: 2023-06-05T21:45:07+02:00da picci-teacher
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