Guarda il mare quant’è bello……

di Annalisa Rabagliati
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Una gita in barca o in gommone è un evento piacevole, anche se hai un po’ di apprensione, non sapendo nuotare molto bene. Ma con il mare liscio come una tavola, il sole splendente e un giubbotto salvagente a portata di mano puoi lasciarti andare e contemplare l’orizzonte senza pensieri e ammirare la scogliera dalle falesie scolpite dal vento e le calette selvagge inondate dal sole.

L’acqua blu del mare profondo assume un colore sempre più chiaro, fino a diventare di un azzurro turchese che pare fosforescente, quando il fondale diventa sabbioso, privo di sassi o piante sottomarine. Ti sembra di essere in paradiso. È bello allora farsi baciare dal sole e accarezzare dal vento, sapendo che l’unico pericolo possibile è quello di trovarsi con la pelle ustionata dai raggi.

Ad un tratto però il motore si ferma senza un’apparente ragione e ti assale l’angoscia di chi, poco pratico di navigazione, pensa subito ad una situazione drammatica. La panne però dura poco: il conducente riesce a rimettere in moto e riprende la rotta. Il rumore del fuoribordo non consente di parlare se non urlando, così si tace e ciascuno si dedica nuovamente alla contemplazione del panorama.

Tu guardi l’orizzonte e il mare estivo leggermente increspato e ti vergogni di aver avuto timore. Siamo vicini alla costa, non in alto mare e anche se è possibile affogare in pochi metri d’acqua, siamo in una zona facilmente raggiungibile dai soccorsi. Di colpo ti vengono in mente altri gommoni, altre situazioni. Come puoi non averci pensato prima? Come puoi non fare un confronto?

Per te un’escursione in gommone è una gita spensierata, per altri un viaggio pericoloso verso l’ignoto, guidati solo dalla speranza. A te sembra già un po’ scomodo viaggiare seduti sul fianco del gommone da soli o, al massimo, in due e ti chiedi che cosa deve essere trovarsi seduti compressi tra un altro centinaio di persone, senza poter compiere il minimo movimento, senza poter evitare il contatto e gli odori dei corpi, del vomito, dei bisogni fisici degli altri.

Pensi a cosa proveresti se fossi una di loro, magari una donna incinta o una madre responsabile delle sue creature. Non riesci neppure a immaginare quanta deve essere l’angoscia di viaggiare su un mare immenso, forse agitato, con un mezzo di trasporto di fortuna, per ore e ore sotto un sole implacabile o in mezzo alle intemperie, col caldo di giorno e il freddo di notte, alla mercé di un elemento naturale quasi mai visto prima.

Cerchi di immedesimarti in chi affronta un viaggio simile: quanto diventa lunga un’ora di questo attraversamento che sembra non finire mai? Quanto sussultano i passeggeri ad ogni onda più alta, mentre tremano per la febbre e patiscono fame e sete? E quante volte è possibile si chiedano chi gliel’ha fatto fare? Eppure sanno che è la disperazione che li ha spinti a vendere ogni cosa per potersi pagare il passaggio.

Chissà che cosa pensano di trovare all’arrivo? Chissà se temono di non riuscire ad arrivare? Sanno certamente di molti che non ce l’hanno fatta ed ora giacciono in questo grande cimitero d’acqua. Ma sperano. Sperano di trovare solidarietà, empatia, accoglienza, lavoro, sopravvivenza.
Sicuramente ricevono l’aiuto della gente di mare che sa che il primo dovere è salvare una vita. Ma dopo lo sbarco questa umanità viene sempre dimostrata?
Quante discussioni, opposizioni, diatribe….si arriva addirittura ad accusare chi salva i naufraghi di collusione con i trafficanti.

E poi pensi a tutte le obiezioni che molti tuoi concittadini espongono per dire che non è possibile accogliere tutti, che i problemi uno se li deve risolvere a casa propria, che prima ci siamo noi e poi gli altri … eccetera, eccetera … Potresti rispondere che il più povero fra noi è nato più fortunato di quegli altri, ma senti già che ti arriverebbe qualche insulto, da parte di chi non ha , in realtà, molte idee.

È un problema troppo grande e complesso. Credono forse che la chiusura possa arrestare una crisi epocale come questa? Non hai nessuna pretesa di fare la morale, ma non ti piace chi chiede a te e a chi esprime idee come le tue di trovare una soluzione. Non ci sono ancora riusciti i governanti e le menti illuminate, che cosa pretendono da te? Qui hai soltanto scritto quello che ti è venuto in mente mentre eri in gita su un gommone, in una splendida giornata di sole, oltre al primo pensiero: guarda il mare quant’è bello!
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Guarda il mare quant’è bello……ultima modifica: 2017-06-16T20:57:48+02:00da picci-teacher
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2 pensieri su “Guarda il mare quant’è bello……

  1. Ciao, è ben scritto ma non partirei da una gita in gommone per meditare sulla triste sorte dei migranti. Troppo contrasto, la lunga riflessione sembra inadeguata in quel contesto. Ma è solo la mia opinione…

    • ciao Rosaura. Sai come consideri preziosi i tuoi suggerimenti e come apprezzi il fatto che tu gradisca il mio modo di scrivere, ma riguardo l’argomento devo precisare che non è frutto di fantasia. Si tratta infatti di una vera gita in gommone compiuta la settimana scorsa, durante la quale ho veramente pensato quello che poi ho scritto. Sono fatta così: anche nei momenti che si potrebbero vivere spensieratamente vengo spesso assalita da dubbi o pensieri tristi o riflessioni serie, come in questo caso. Grazie per la lettura e il commento, a presto.

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