Giulietta in Toscana

IMG_20200915_103121di Annalisa Rabagliati

L’ultima settimana d’estate, proprio prima dell’equinozio d’autunno, visto che il tempo è particolarmente bello e caldo, io e mio marito partiamo per una breve vacanza, da soli, con la nostra Giulietta. Forse avete letto sempre qui sul mio blog che a noi piace partire così, alla ventura, decidendo da un giorno all’ altro, fidando solo nel meteo, negli ultimi anni perfino senza prenotare alberghi, né decidere in anticipo quali luoghi visitare.

Una scelta a volte un po’ rischiosa, ma che ci dà un’impressione di libertà. Niente orari, né vincoli, programmare la nostra vacanza seguendo solo i nostri gusti e le nostre decisioni estemporanee, scoprire luoghi inattesi. Che c’è di meglio? Naturalmente questo si può fare perché non abbiamo più obblighi lavorativi: uno dei vantaggi dei pensionati.

La nostra meta questa volta è la Toscana. Anziché passare dalla Liguria, per evitare troppa confusione ci dirigiamo verso Parma e di lì prendiamo l’autostrada per Livorno e usciamo ad Aulla, cittadina già in Lunigiana, da cui passiamo per recarci in Garfagnana. Ma prima di lasciare la Lunigiana incontriamo un piccolo tesoro: la pieve romanica di Codiponte, dedicata ai santi Cornelio e Cipriano, di cui si ha notizia fin dall’ anno 793! Un vero gioiello di arte medievale, in cui anche se non si ha fede si è ritemprati dal silenzio e dall’ austera semplicità. Ecco il bello di non seguire programmi dettagliati: a volte si incappa in sorprese piacevolissime!

Raggiungiamo poi Castelnuovo Garfagnana,  gemellato con il nostro Dronero, cui un  po’ assomiglia. E, sempre nella valle del fiume Serchio, Castelvecchio Pascoli che ha aggiunto al proprio il nome di Giovanni Pascoli perché il poeta  vi soggiornò a lungo e vi è sepolto.  Ricordate i “Canti di Castelvecchio”? E, soprattutto, ricordate “L’ora di Barga”? Castelvecchio è una frazione di Barga, paese collinare arricchito sulla sommità da uno stupendo, imponente Duomo romanico, dal cui sagrato erboso abbiamo ammirato lo spettacolo delle Alpi Apuane, quelle del marmo usato da Michelangelo, la cui vista ci accompagna da Codiponte.

Molti sono i siti interessanti da vedere in Garfagnana, in particolare quelli naturali, ma la  nostra vacanza sarà breve e non abbiamo il tempo per molte escursioni: torneremo un’altra volta, mai dire mai! Partiamo, percorrendo la statale che segue il corso del Serchio, alla volta di Lucca, città che non ha bisogno di descrizioni e vale una sosta più lunga, con pernottamento e visita più accurata.  Tante le chiese che devono essere viste: innanzitutto la Cattedrale, dedicata a san Martino, di cui una statua del  XIII secolo ricorda il gesto di  offrire metà del mantello a un povero intirizzito dal freddo. L’originale è all’ interno della chiesa e una copia è stata posta all’ esterno, dove su una colonna, si trova inciso un labirinto, cosa che mi incuriosisce. Che cosa significa? Perché è stato scolpito?

La risposta è che Lucca si trova sulla antica via Francigena che da Canterbury conduceva a Roma e poi in Terra Santa e il labirinto simboleggia sia le difficoltà che il pellegrino incontrava nel percorso, sia quelle che ciascuno incontra nel proprio percorso di vita. Mi sembra un esempio calzante. L’interno della Cattedrale è ricco di opere d’arte, gotiche, rinascimentali e barocche: inutile farne l’elenco, qualche foto la trovate sulla mia  pagina Facebook (/annalisa rabagliati) o Instagram (picci teacher) .                Anche se si è già visitata più volte la cattedrale, si resta sempre ammaliati, ma ci tengo a rivedere il sarcofago di Ilaria Del Carretto e mi commuovo nell’ osservare il cagnetto scolpito ai suoi piedi: so che il cane veniva posto per simboleggiare la fedeltà, ma l’espressione che Jacopo della Quercia è riuscito a dare al suo musetto mi fa pensare che davvero un cagnolino tenesse compagnia a Ilaria e che per il dolore sia morto con lei.

Grazie all’ albergo che ci ha offerto le bici  riusciamo a visitare Lucca senza stancarci troppo per il caldo e a fare un doveroso giro lungo il viale costruito sulla cerchia delle mura. Vediamo la piazza dell’anfiteatro, unica nel suo genere; l’antica chiesa romanica di Santa Maria Forisportam, (dove ci accoglie una volontaria dal forte accento … piemontese!); san Frediano, con uno spettacolare mosaico sulla parte alta della facciata; san Michele, su una piazza gremita di turisti stranieri, soprattutto Americani, in cui ci fermiamo a sorseggiare una bibita nel dehors di un bar e restiamo stupiti dall’ accento della proprietaria. Tutti Piemontesi a Lucca? No, lei è Torinese, addirittura viveva in Borgo San Paolo, nipote di uno di quei pizzaioli toscani che hanno portato la farinata a Torino. È venuta a stare a Lucca perché  c’era la vecchia casa di famiglia. Secondo noi, visto il clima e l’ambiente e il via vai di turisti, ha fatto un’ottima scelta a fermarsi e ad aprire un’attività qui. Noi, invece, dopo una splendida mattinata, dobbiamo ripartire.

Ogni volta che troviamo o ritroviamo un luogo affascinante non vorrei mai andarmene, ma troppi sono quelli degni di essere visti in Toscana e così, lasciata Lucca, ci dirigiamo verso la val d’Elsa, passando per San Miniato, una città che durante il Medio Evo era una tappa della via Francigena per Roma. Per me è fonte di ricordi giovanili: ci sostai infatti nel 1975, mentre percorrevo da sola, con la mia Mini, la strada che da Firenze conduce a Pisa, per andare a trovare una mia amica che si chiamava, guarda un po’, Giulia! Con lei e due suoi colleghi andammo in moto da Colle val d’Elsa a Volterra, che esperienza piacevole. E quanti nomi di città e paesi sulle indicazioni stradali mi ricordano quel periodo tutto sommato felice, anche se ero sentimentalmente sola e credevo che lo sarei stata per sempre.

Invece con il mio compagno di vita, nonché autista fidato e un’altra Giulia, anzi, Giulietta, dopo appena 45 anni torno a percorrere le strade tra le colline toscane, in direzione della provincia di Siena, per rivedere Pienza. Ma capita a volte di sbagliare strada, non per nostra imperizia, ma per carenza di indicazioni stradali precise. Eccoci quindi a vagare nei dintorni di san Miniato e, guardando la posizione del sole, ci accorgiamo di andare ad ovest anziché ad  est e ci ritroviamo la collina con la sagoma di San Miniato che abbiamo lasciato mezz’ora fa. Non mi parlate di navigatore, per favore! A volte non è aggiornato, a volte non vuole saperne di capire l’indirizzo che digito … Uffa! E quante discussioni tra di noi, ve le risparmio! Ma ecco che, finalmente, appare la scritta Castelfiorentino. Deo gratias! E allora procediamo spediti  verso Certaldo, che non abbiamo mai visto prima. Vi va di seguirci?

 

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Giulietta in Toscanaultima modifica: 2020-09-30T19:02:04+02:00da picci-teacher
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