Il Piacere della Lettura

albadi Annalisa Rabagliati

Leggere 652 pagine di un romanzo sul telefonino non è una passeggiata ed è stato con ostinata volontà che ho tenuto fede alla risoluzione di farlo solo di sera, per non tralasciare altre incombenze. Capirete il perché di questa ostinazione se avrete la stessa mia pazienza nel seguirmi: sarà forse una recensione  un po’ lunga. Il libro che ho appena finito è “Fu sera e fu mattina”, di Ken Follet, del quale ho già letto e amato parecchi romanzi. L’ho preso a prestito in versione digitale scaricandolo sullo smartphone, perché il mio tablet è obsoleto e non è compatibile con l’applicazione ultramoderna della biblioteca online.

Se avete letto la critica di Alessandro Barbero al romanzo su Tuttolibri, ricorderete che, accanto ai pregi, aveva citato alcuni difetti. Concordo pienamente col professore: in particolare ho notato anch’io alcuni refusi e qualche traduzione impropria, di cui l’Autore non ha, ovviamente, colpa; ma anche l’ossessione di assegnare ad ogni personaggio, pur minore, nome e diminutivo; l’evidente desiderio di comunicare nozioni sulle più disparate tecniche in uso nel Medio Evo, apprese documentandosi, e un linguaggio troppo moderno per l’epoca.

Fin qui i difetti, ma, passando ai pregi, il principale è che Follet è un affabulatore, dalla capacità di inventare intrecci sconfinata , maestro dei colpi di scena che si susseguono e invogliano senza annoiare a continuare a leggere, anzi, a non fermarsi, per sapere che cosa accadrà ancora. (Questo il motivo per cui ho pianificato i tempi di lettura). Non si spiega altrimenti perché un lettore smaliziato, che già all’inizio ha subodorato quale potrebbe essere l’epilogo, continui a seguire il dipanarsi della storia , diventando partigiano dei protagonisti, immedesimandosi  nei loro problemi, rattristandosi a volte fino alle lacrime, condividendo le loro gioie, aspettando con ansia il lieto fine di cui è certo.

Ci sono dei nei, naturalmente. Uno potrebbe essere il modo di scrivere semplice, ma siamo sicuri che questo non sia un pregio?  Gli scrittori inglesi e americani badano alla sostanza, più che alla forma. Un altro neo può essere il manicheismo con cui sono dipinti i personaggi: come già ne “I pilastri della terra” e “Mondo senza fine” i cattivi sono tali al massimo grado, ai buoni si riesce a perdonare tutto. Scene frequenti di sesso e violenza portano a volte il lettore a pensare di star leggendo un feuilleton, ma non gli importa, perché l’unico suo scopo è arrivare al momento in cui, come da tradizione, (un esempio è Dickens), si oltrepasserà il culmine delle disgrazie e si giungerà in gran fretta all’agognato Happy end.

Insomma questo è il piacere che si trova nella lettura: calarsi in un romanzo che prende e distoglie da altre preoccupazioni, obbligando a pensare ai personaggi della storia anche mentre si fa tutt’altro. Ma forse a me capita perché un bravo romanziere sa risvegliare  l’adolescente che sono stata …   Mi sono interrogata però sul titolo e, alla fine, ho pensato che potrebbe significare che, sempre, dapprima c’è una lunga sera, una notte buia che pare non finire mai, con tutti i suoi mali e le sue paure, ma poi arriva un mattino luminoso e tutto ricomincerà e andrà per il meglio. Quale messaggio più ottimista e più adatto ai momenti che stiamo vivendo?

 

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Il Piacere della Letturaultima modifica: 2020-12-05T19:21:48+01:00da picci-teacher
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6 pensieri su “Il Piacere della Lettura

    • Grazie per aver letto e commentato. Purtroppo molti preferiscono mandarmi un messaggio personale, ma pazienza! L’importante è che sia piaciuta la lettura.

  1. Ho letto un paio di libri di Ken Follet e, sebbene non rammenti assolutamente di cosa parlassero, ho il chiaro ricordo che non potevo fare a meno di leggerli e arrivare all’epilogo della storia. Follet è un grande affabulatore e leggere libri dallo stile chiaro e semplice è un piacere. Sto attualmente leggendo un saggio storico che, se non fosse per gli interessanti contenuti, avrei già volato dalla finestra da quanto è volutamente pesante e complicato.

  2. Come ho già detto, il romanzo ci riporta alla vita grama e durissima di un mondo dominato da pochi…dove il potere e la prepotenza dei privilegiati spadroneggiano…é bello pensare che il karma “corregge” per le angherie perpetrate…sarebbe bello fosse così anche nella realtà…

    • Un Autore ha la facoltà di rendere giustizia ai propri personaggi. Purtroppo noi non possiamo gestire la nostra realtà. Chissà quante angherie e soprusi grandi e piccoli vengono commessi ad ogni istante nel mondo. Però il nostro è sicuramente un mondo progredito rispetto anche soltanto al recente passato. In questi libri il bravo scrittore è capace di far leva sul senso di giustizia innato nell’uomo e pazienza se i suoi libri sono anch’essi un prodotto commerciale, almeno i sentimenti che suscita sono buoni.
      Grazie per avermi risposto sul blog. La maggior parte di chi legge mi risponde in privato.

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