La nostra settimana bianca in Finlandia

IMG_20230228_130245                            di Annalisa Rabagliati

Dicono che il buongiorno si vede dal mattino, che significa che se qualcosa funziona bene si vede subito e se non funziona continuerà allo stesso modo. Ma non è  sempre così, per fortuna. In fondo un po’ di problemini il giorno della partenza rendono i viaggi senza scosse del giorno d’oggi più vivaci. State a sentire.

Partiamo nella notte del 27 febbraio dopo esserci alzati alle 3. Il check-in  è previsto alle 5,50, ma il mio lui vuole aprire l’aeroporto … Una prima sorpresa: nevischio! Stentiamo a crederci. Dalla nevicata del 15 dicembre non è più piovuto, né, tantomeno, nevicato e proprio oggi, come annunciato dalle previsioni meteo, Giove Pluvio ha deciso di dare un po’ d’acqua, sotto forma di fiocchi, alla nostra regione assetata e immersa nello smog.

La neve sulla zona comporta una bella mezz’ora di ritardo alla partenza, perché si devono irrorare le ali con l’antigelo, come osserviamo fare mentre siamo già sull’aereo. Questo ritardo per noi sarà cruciale, come vedrete. Dobbiamo prendere due aerei, il primo, piccolo come se fosse un regionale, fino a Monaco di Baviera, dove ne prenderemo un altro che dovrebbe arrivare alle 11,45 a Tàmpere, dove ci aspettano i nostri amici.

Infatti se andiamo in Finlandia in inverno è perché abbiamo degli amici finlandesi, conosciuti grazie a un progetto Comenius. Quando loro vengono in Italia non stiamo solo nella nostra città e quando andiamo noi non stiamo solo nella loro.  Una volta, era d’ottobre, andammo con i nostri amici Brigitta e Matti in Lapponia per vedere l’Aurora Boreale, ma purtroppo fu nuvolo tutta la settimana. Ma dei viaggi precedenti in Finlandia non parlerò adesso: oggi voglio raccontare questo viaggio, l’ultimo, ma solo per ora, spero!

Il viaggio fino a Monaco va benissimo, voliamo sopra le nuvole come se fossero un enorme piumone bianco e vediamo la striscia rossa dell’alba, che diventa sempre più spessa. Arrivati a terra un pulmino trasferisce i viaggiatori con destinazione Helsinki al loro imbarco, ma noi andiamo a Tàmpere … non importa, ce la caveremo!

Però nell’aeroporto megagalattico nessuna indicazione, così, complice un po’ di affanno, avendo meno dei 40 minuti previsti, sbagliamo uscita. Rifacciamo un  check-in inutile e perdiamo un po’ di  minuti. Non  troviamo nessuno che vesta una qualsiasi uniforme che dia indicazioni, c’è un solo pannello coi voli, dove scopriamo che il gate del nostro è  cambiato, corriamo attraverso l’enorme aeroporto, anche sui tapis-roulant, lui mi dice di sbrigarmi, ma io ho già il fiatone.    Riprendiamo il trenino tra i terminal, finché troviamo l’imbarco, ma mancano 10 minuti alla partenza ed è già chiuso.                                                                                                                                                          Per capire che fare e parlare con qualche addetto devo passare davanti a gente in fila agli altri gates. Alla fine a un gate mi cambiano i biglietti perché il nostro aereo sta partendo. Sembrerebbe tutto a posto, dobbiamo solo attendere l’unico altro volo di oggi per Tàmpere che è alle 18,40. Ma perché l’impiegata ci ha dato due biglietti a testa? Perché bisogna prendere due aerei! Il primo va a Riga e da lì un altro parte alle 23 per Tàmpere. Si arriva a destinazione di notte!

Allora cerchiamo il servizio clienti della Lufthansa che non è proprio a portata di mano e decidiamo di rinunciare a Tàmpere, cambiando i due biglietti con uno solo per Helsinki, in partenza alle 14,45. Pensavamo poi di prendere il treno, invece ci raggiungeranno gli amici in auto.  Non dobbiamo pagare differenze, anche se, in realtà, Lufthansa avrebbe dovuto rimborsarci il treno per Tàmpere.                                                                                                                                                                                                               Siamo più tranquilli ora, abbiamo tempo per riposarci un po’ e bighellonare nei Duty Free. Nel salone d’attesa c’è un aereo finto per far giocare i bambini e, anche se non temo che il nostro aereo sia così o come quello dei Flintstones, mi auguro che il volo per Helsinki sia tranquillo come il primo. Ammetto che forse dieci anni fa io e lui saremmo stati più “svici” (svegli), ma è certo che avere meno di 40 minuti di tempo in un aeroporto che in Europa è secondo solo a Francoforte e senza trovare indicazioni, né un cane cui chiedere, è stata dura.

Arriviamo oltre mezz’ora in ritardo a Helsinki, alle 18,05. Andiamo  a prendere l’unica valigia imbarcata. Aspettiamo, ma non arriva. Vado  ai reclami: allo sportello Lufthansa nessuno. Dopo venti minuti arriva un’impiegata finlandese della Lufthansa molto gentile, che, però, via computer, non riesce a venirne a capo. Mi promette che la valigia arriverà a casa dei nostri amici tra mercoledì e venerdì e mi regala una trousse per lavarmi.

Speriamo che la trovino prima, se no dovrò andare in giro nuda e qui fa freddo. A Monaco l’impiegato ci aveva garantito che la valigia sarebbe arrivata con noi, imbarcata col nostro volo per Helsinki. Secondo lui esiste un controllo elettronico per cui il bagaglio non parte se non ci si imbarca. E allora perché la valigia non è arrivata a Helsinki? Io penso invece che sia a Tàmpere, e per sicurezza faccio parlare l’impiegata al telefono con Brigitta, cui viene promesso che la valigia arriverà a casa sua quanto prima.

Finalmente usciamo dall’aeroporto di Helsinki e possiamo abbracciare Brigitta e Matti che sono arrivati da Tàmpere e ci hanno aspettato un’ora e mezza. Si sale in macchina e via, di corsa all’albergo di Tàmpere (altre due ore di auto, per loro, poveri amici).                                                                                                                                                    Nella trousse che mi ha dato Jessica, l’impiegata finlandese, trovo una maglietta bianca che mi farà da pigiama (e che dimenticherò nell’albergo di Helsinki), deodorante, dentifricio e spazzolino, una crema idratante e due curiosi microscopici cilindri di cotone, con un filo attaccato, che non ricordo a che cosa servano … li terrò per le orecchie in caso di rumori sgraditi.

Nella valigia, che Brigitta e io abbiamo deciso di chiamare Jessica, in onore dell’impiegata solerte, avevo il mio pigiamone, ahimè! Eppure anche se ho solo una maglietta e un leggero piumone di cotone a coprirmi, non sento alcun freddo. E che dire dei materassi del nord Europa? I letti che ho trovato negli alberghi di questi Paesi sono sempre comodissimi, né troppo rigidi, né troppo soffici, l’ideale per la schiena.                                                                                                                                                          Mi manca il ricambio dei vestiti e l’impiegata mi ha detto di comprare quel che mi serve e farmi rimborsare da Lufthansa. E i salami del nostro macellaio e i dolci italiani e i doni per i bambini e il mio libro che volevo regalare? Sono talmente incavolata che nonostante mi sia alzata alle 3 non ho più sonno. Penso a Jessica, la mia valigia, la rivedrò mai? Jessica, dove sei?

La soluzione alla prossima puntata, se vorrete leggermi.

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La nostra settimana bianca in Finlandiaultima modifica: 2023-03-19T16:42:29+01:00da picci-teacher
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