di Annalisa Rabagliati
215.000! Tanti sono stati i visitatori del Salone del libro quest’anno. Tutti contenti del risultato strepitoso: un’affluenza simile ha battuto ogni record. Tutti contenti? Io no. Io avrei voluto che fossero 215.001. E il motivo è che quell’ingresso in più avrebbe dovuto essere il mio! Invece, essendo in convalescenza post operazione, ho visto il Salone solo in brevi servizi dei Tg e sui social. Peccato! Di solito non me ne perdo uno, o, almeno, faccio il possibile: questa è stata la terza o quarta volta in cui sono mancata all’appuntamento con il Salone su 35 edizioni (nel 94 ero a Venezia in trasferta con il mio coro, nel 2017 ero stata operata anche quella volta a un menisco, come ora).
Ne ho parlato già in un articolo del 2018. Se non lo hai letto e sei curioso, prima di continuare nella lettura di oggi, guarda questo link:
Ogni anno, dal 1988, il Salone mi apre le porte e io accorro eccitatissima. Io sono un animale da Salone, ci vado non tanto per scoprire libri che non si trovano facilmente in libreria o in biblioteca, ma per assistere alle conferenze e alle presentazioni dei libri dei miei scrittori preferiti. A volte capita che due scrittori siano in contemporanea e allora bisogna scegliere, non è più come anni fa, quando correndo da una parte all’altra del Salone riuscivo a farmi un’overdose di incontri. Quanti personaggi che mi piacevano ho conosciuto in questo modo! E, siccome sono una “grupie” letteraria, a quanti ho rivolto una domanda specifica, non chiedendo solo una dedica!
In questo modo mi sono anche resa conto che alcuni non erano esattamente gli eroi puri che credevo, ma persone normali, che nella pagina sanno esprimere sentimenti profondi, ma a tu per tu sono come i loro lettori, umanamente difettosi e, spesso, il mio innamoramento scemava un po’. Ma non importa, un altr’anno, a Dio piacendo, avrò la possibilità di assistere ad altre presentazioni e, ne sono sicura, mi innamorerò di nuovo. Ma di quanti?
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