Una settimana bianca in Finlandia 6

di Annalisa Rabagliati

IMG-20230304-WA0044Quando ero ragazzina, Helsinki era per me solo un nome di città con la lettera H iniziale, da scrivere nella giusta colonna in un gioco tranquillo che si faceva, armati di carta e matita, tra amici, in momenti piovosi e non digitali. Sapevo che era la capitale della Finlandia, ma non sapevo molto di più e, soprattutto, non immaginavo proprio che ci sarei andata con un marito e non una, ma ben sette volte! Quattro volte in aereo e tre in auto, attraversando l’Europa e visitando tante belle città straniere sul percorso. Non che ora, dopo tanti viaggi, sappia tutto di Helsinki, ma qualche suo aspetto l’ho conosciuto, fin dalla prima volta, quando prendemmo il bus “sightseeing” per fare un giro panoramico della città. Eccoci di nuovo qui.

Venerdì 3 marzo, arriviamo nel pomeriggio tardi alla stazione di Helsinki, che ci  accoglie con una pioviggine gelata, mista a nevischio. Il  freddo umido è più fastidioso del freddo secco dei giorni scorsi. Per fortuna il nostro albergo si trova non molto distante dalla stazione, pochi minuti a piedi, passando dalla piazza antistante l’entrata della sontuosa sala d’attesa imperiale. Si chiama così perché venne predisposta per accogliere lo zar, all’epoca della costruzione, nel 1914. L’imponente stazione, però, vide una volta sola lo zar  Nicola II, che in seguito ebbe ben altro di cui preoccuparsi e, negli anni seguenti, furono proprio i capi politici sovietici in visita che se ne servirono.

In albergo un cliente finnico, sentendoci parlare, mi chiede se siamo Italiani, gli rispondo che siamo  di Torino, al che vuol sapere se tifiamo Juventus e, naturalmente, la mia risposta è sì. Mi spiace se tu che mi leggi non hai la mia stessa passione, ma porta pazienza! Come dice un antico saggio, solo Allah è perfetto. Ricordo però, che quando Brigitta e la sua collega Pirkko vennero la prima volta in Italia, dovetti accompagnarle ad acquistare una maglietta da calcio per il figlio di Pirrko. Non una maglietta qualunque, bensì quella di Del Piero!

È già buio e i musei sono ormai chiusi, decidiamo perciò di fare un giretto nel quartiere vicino alla stazione, dove vi sono negozi eleganti dalle belle vetrine, per recarci da Stockmann, un negozio di abbigliamento e casalinghi che occupa diversi piani in due caseggiati vicini, collegati da un passaggio sotterraneo. Lo abbiamo, nei diversi viaggi, visitato più volte. La nostra meta è la sua grande libreria, dove ogni volta compero un  libro in Inglese. Una libreria con quattro piani dedicati ai diversi generi, con poltroncine per lèggere e un caffè interno, dove poter consumare deliziose merende.

Però tutto cambia, col tempo, e, se troviamo, nella nostra passeggiata, novità positive, quale la pedonalizzazione di alcune vie, grande è la nostra delusione, nel vedere che la libreria si è ridotta a due soli piani. Ce ne chiediamo il perché. Non credo che manchino i lettori. Sarà che anche in Finlandia si vendono meno libri cartacei? Oppure si vendono di più online? Quel che è certo è che quell’ angolo di Helsinki rappresentava il paradiso di chi ama i libri, per immergersi per ore e spaziare da un genere all’altro, da un piano all’altro. Comunque anche questa volta un paio di libri soddisfacenti li troviamo e possiamo uscire per dirigerci verso il centro commerciale Citycenter Mall, davanti alla stazione, visto che il clima non invita a girare all’aperto e vogliamo anche cenare.

Non abbiamo avuto il tempo di cercare e prenotare un buon ristorante, uno di quelli molto cari che nel weekend sono di solito esauriti, e in questi centri commerciali ve ne sono molti alla buona in cui mangiare velocemente. Però io non sono in vena di cenare a base di tacos, o piatti al cumino, o pesce crudo e così, quando vediamo una pizzeria che si chiama Napule ed esibisce il manifesto di appartenenza all’Associazione Verace Pizza Napoletana, ci fiondiamo dentro, benché un po’ scettici.                                                                                                                                                                                      In coda, all’ingresso, mi cade di mano la fascia paraorecchie e al capocameriere gentile che me la porge rivolgo un “Grazie” spontaneo in Italiano. È fatta: ci riconosce come conterranei, ci trova un posto comodo e ci serve in un battibaleno. E la pizza com’è? Fantastica! La vuoi provare? Prendi l’aereo per Helsinki, non ci si mette molto, però, mi raccomando, solo bagaglio a mano!(Ricordati di Jessica …)

Non ci stupisce trovare sempre connazionali che lavorano all’estero: gli Italiani sono intraprendenti. Ne abbiamo incontrati tantissimi nei nostri viaggi in Europa. Qui, ad Helsinki, addirittura, durante il nostro primo viaggio, conoscemmo un ambulante italiano che aveva un banco al mercato del porto e vendeva colbacchi di pelliccia russi!

Alla piazza del  mercato (Kauppatori) andremo sabato nel primo pomeriggio, dopo altre visite. Lì sorge l’obelisco in granito finlandese con in cima un globo in bronzo e l’aquila a due teste russa. Venne eretto per la prima visita della zarina Alexandra, ma nel 1917 i marinai russi in rivolta abbatterono l’aquila, che fu rimessa a posto solo nel 1960.

Nel  mercato all’aperto troveremo, vista la stagione, pochi banchi di capi d’abbigliamento e souvenir. Il mercato coperto, invece, apparirà molto fornito: pesce, carni, prodotti da forno, dolciumi, salumi, formaggi, frutta, liquori, caffè, birre. E in più con diversi posti di ristoro, affollatissimi, perché si può mangiare a tutte le ore e di tutto un po’. Piatti caratteristici sono le ostriche, la zuppa di salmone, il pesce fritto che avevamo gustato in viaggi precedenti. Avendo fatto un’abbondante colazione ci accontenteremo di un cappuccino, dopo aver trovato, a fatica, un posto a sedere.

La prima visita al mattino di sabato 4 marzo è ad un piccolo museo della fotografia, (il K1), che ospita mostre temporanee. Quella che vediamo è di un fotografo americano, Duane Michals, attivo dalla metà degli anni Sessanta, precursore di Andy Warhol, capace di ritrarre personaggi famosi in modo originale, puntando sulla loro emotività. Ammiriamo moltissime foto significative, ma mi colpisce di più, fra tante, quella di un personaggio sconosciuto, un suo amico morto di Aids. Nella spiegazione l’artista dice che l’amico piangeva sempre perché dormiva solo. Mi commuovo, perché le parole sono le stesse della canzone napoletana “Fenesta ch’a lucive”.

Lasciato il museo ci rechiamo a Kamppi, una zona pedonalizzata che ospita spesso mostre all’aperto e si trova proprio davanti alla stazione, dove rivediamo il monumento dei Tre Fabbri, sul corso Mannerheimintie. Il gruppo statuario è una donazione fatta alla città nel 1932, come dice la scritta in latino. I tre fabbri sono ritratti nell’atto di forgiare il ferro: i loro corpi muscolosi sono copiati dai lottatori del club di ginnastica e i volti sono quelli dello scultore e di due suoi amici artisti. A me lo stile ricorda molto le opere dell’epoca, sia quelle di stampo fascista che ci sono da noi in Italia, sia quelle d’impronta sovietica, cosa che farebbe pensare a fini di propaganda, ma in realtà la Finlandia in quegli anni aveva già raggiunto una notevole capacità di dibattito democratico.

Il Mannerheimintie è il corso più importante della città  e porta il  nome dell’eroe nazionale finlandese Gustaf Mannerheim, che fu ufficiale sotto l’impero zarista, poi generale delle truppe finlandesi durante la guerra civile e d’indipendenza del 1918, comandante in capo durante le guerre d’inverno e di Lapponia e, infine, presidente della Repubblica fino al 1946, grazie alla sua personalità carismatica.

Su questo corso o nei pressi si trovano il Parlamento, l’Opera, il Music Centre, il Museo Nazionale e quello di storia naturale, l’Ateneum e il Kiasma, museo d’arte moderna. Helsinki è una città culturalmente vivace e ha moltissimi musei, non ne farò l’elenco. Ne abbiamo, negli anni, visitati alcuni molto interessanti, quali il Museo Nazionale e il Kiasma dove, in cambio della compilazione di un questionario, mi fecero dono di un libro. Alcuni musei che abbiamo  visto sono all’aperto, come il giardino botanico Kaisaniemi, proprio dietro la stazione, o quello civico (rivisto anche all’interno oggi, come ti ho già detto) con la riproduzione in strada di lampioni, cabine telefoniche e altri arredi urbani d’epoca. Un altro museo all’aperto è quello di Seurasaari, che illustra la vita finlandese, grazie ad una ottantina di antichi edifici provenienti da  tutta la Finlandia.

Seurasaari è una delle circa 330 isole più o meno piccole che formano l’arcipelago di Helsinki. Quella più famosa è l’isola di Suomenlinna, che significa Castello Finlandese,  dove si  trova una fortezza costruita durante la dominazione svedese. Per visitarla si prende il traghetto dal porto del Kauppatori. Noi lo facemmo nel 2014, in primavera, e così potemmo andare all’interno della fortezza imponente che avevamo sempre visto dall’alto degli enormi traghetti che ci riportavano in Svezia.

Vedere questa grande fortezza del Settecento e alcune modeste abitazioni del museo all’aperto provocò in me un senso di tristezza pensando alla vita grama che conducevano le popolazioni in passato, soprattutto in luoghi dal clima tanto rigido. Ma, allo stesso tempo, provo molta ammirazione per i passi da gigante che ha fatto questa Nazione, dopo la seconda guerra mondiale, proprio grazie alle qualità che i suoi abitanti, vivendo in ambienti così difficili, hanno saputo sviluppare: tenacia, spirito di collaborazione, rispetto per il territorio.

Di  cose da vedere ce ne sono molte, a Helsinki: bisognerebbe non fermarsi soltanto un giorno o due ogni volta. Ad esempio vorrei riuscire a visitare un giorno il  Parco Sibelius, dove c’è il monumento al celebre compositore che ha scritto, tra le altre opere ispirate alla natura del suo Paese, l’inno della Finlandia. L’amore per il territorio venne espresso da Sibelius in musica e da altri grandi artisti in poesia, come fece il filologo Lönnrot che pubblicò il Kalevala o il poeta Runeberg. Tutti trassero dal paesaggio, non dalla storia, le fondamenta della loro identità nazionale.

Al poeta Runeberg è dedicata una statua nell’Esplanade, un lungo viale con la parte centrale ricoperta di tappeti erbosi e fiori e contornata da tigli. L’Esplanade che ora è una bella passeggiata che va dal Mannerhimintie al Kauppatori, con panchine e spazi per picnic, nacque nella prima metà  dell’Ottocento dopo l’incendio del 1808 che distrusse quasi completamente la città. Nelle finalità del piano regolatore doveva separare la parte nuova della città, fatta di ricche case di pietra, da quella vecchia di case di legno. Ma, negli anni, l’Esplanade da luogo di passeggiata per i  benestanti divenne luogo da vivere per tutta la cittadinanza.

Al fondo dell’Esplanade, al confine della piazza del Mercato si trova la Havis amanda, che noi due possiamo dire di aver visto in tutte le stagioni. Si tratta di una fontana con la statua in bronzo di una ninfa emergente dal mare, circondata da pesci e leoni  marini, che noi abbiamo sempre scambiati per foche. Oggi le vedremo nella neve.

Ma prima di tornarci vogliamo rivedere a Kamppi la Chiesa del silenzio, la Kamppin Kappeli, una chiesetta in legno d’abete dalla forma che a me ricorda una scodella ovale. Costruita pochi anni fa, purtroppo oggi è chiusa per manutenzione. Peccato, perché mi era piaciuta l’atmosfera di raccoglimento che vi regnava. Ci dirigiamo perciò verso una chiesa che non abbiamo mai visto, la Chiesa nella roccia, Temppelliaukion kirkko.

La chiesa nella roccia, come dice il suo nome, è stata scavata nella roccia presente nel sito della città. Le pareti sono di roccia viva , sormontata da blocchi di roccia più piccoli disposti in modo da sostenere le vetrate che culminano in una grande cupola in rame, cui puoi avvicinarti all’esterno, con una breve salita (oggi innevata). All’interno c’è  tutto quel che serve in una chiesa: l’altare, un grande organo, le panche per i fedeli imbottite di velluto e un soppalco dove vanno principalmente i numerosi turisti che la visitano.

Anche questa chiesa è luterana, come quasi tutte quelle finlandesi. La religione protestante fu introdotta in Finlandia dal sovrano svedese Gustav Vasa nel Cinquecento. La Finlandia era provincia svedese già dal XIV secolo e restò tale fino al 1809, quando divenne Granducato russo. Molto della cultura svedese rimase in quella finlandese: ne sono esempio i doppi nomi, svedese e finlandese, di diverse città della Finlandia meridionale (Helsingfors è Helsinki, Ǻbo è Turku, capitale durante la dominazione svedese, ecc.).  Ma notevole è il fatto che il 6 per cento della popolazione finlandese è di lingua madre svedese e questo senza problemi, nel rispetto reciproco.

Negli anni abbiamo visto molte chiese luterane in Finlandia e qui, a Helsinki, torniamo sempre, anche oggi, nella piazza del Senato dove sorge la Cattedrale che è  il simbolo della città. In stile neoclassico fu opera, nella prima metà dell’Ottocento, dell’architetto tedesco Carl Ludwig Engel, come tutti i palazzi che contornano la piazza: quello del Senato, ora palazzo del Governo, la Biblioteca Nazionale, la prima sede dell’Università. Lo stesso architetto progettò l’Esplanade.

Helsinki era appena diventata capitale del Granducato ed era benvoluta dagli zar che concessero alla Finlandia diritti politici che non concedevano in Russia. Allo zar Alessandro II è dedicato il monumento del 1894 che è al centro della piazza. Tra le statue che sorgono ai piedi dello zar vi è una giovane donna vestita d’una pelle d’orso col leone di Finlandia e lo scudo della Legge a sua protezione. Dalla fine del XIX secolo è questa ragazza che rappresenta la Finlandia.

Per entrare nella Cattedrale si deve salire una lunga scalinata, che occupa buona parte della piazza. In estate i suoi gradini sono affollati, luogo di riposo per i turisti e punto di ritrovo per i giovani.  L’interno della Cattedrale, come di solito quello di tutte le chiese luterane, è sobrio, spoglio, molto semplice in confronto a quello delle chiese cattoliche. C’è un’atmosfera di serietà che invita alla preghiera, ma forse anche di eccessivo rigore. Ma questa è  un’opinione personale.

Sappiamo tutti perché nacque la Riforma protestante, ma quello che forse sanno in pochi è che  Michael Agricola, compagno di studi di Martin Lutero e di Filippo Melantone ,(di cui nel  tempio ci sono le statue) era finlandese e fu nominato dal re Gustav Vasa vescovo (luterano) a Turku. Egli tradusse in Finlandese il Nuovo Testamento e buona parte del Vecchio.

Lasciamo il tempio protestante e ci rechiamo alla chiesa ortodossa, costruita nell’Ottocento su una collinetta oltre il porto. Da qui si può vedere la  Cattedrale luterana in distanza, incorniciata tra gli alberi della collina. Davvero un bel simbolo per la città. L’interno della Cattedrale ortodossa è  ricco, con una iconostasi preziosa di ori e dipinti della Sacra Famiglia, di Dio Padre e dei  Santi. Che differenza tra le due chiese! E, fuori da ogni retorica, sembra incredibile che i fedeli credano nello stesso Dio. Ma forse è giusto che ci siano differenze, la bellezza del vivere sta proprio nella non omologazione.

La Cattedrale ortodossa fu costruita nel 1868, in stile bizantino, per accogliere tutti i Russi che si trovavano a Helsinki quando la Finlandia era Granducato dell’Impero Russo. Lo zar però governava la Finlandia come un monarca costituzionale e nel 1906 Nicola II arrivò a concederle un Parlamento monocamerale e il suffragio universale, rivolto anche alle donne. Fu così che le Finlandesi furono le prime in Europa e le seconde nel mondo, dopo la Nuova Zelanda, a poter votare ed essere elette nel 1907. Una donna ministro si ebbe già nel 1927 e nel 2001 la prima donna presidente della Repubblica!

Torniamo all’albergo soddisfatti del giro. Abbiamo conosciuto posti nuovi, imparato notizie storiche che ci erano ignote. Abbiamo passeggiato per le strade di Helsinki senza altra preoccupazione che guardarci intorno. Domani, domenica, non avremo il tempo per far null’altro che andare all’aeroporto. Non vogliamo ripetere la brutta esperienza iniziale. È vero che la stazione è  vicina e un treno  per Vantaa, l’aeroporto, c’è ogni mezz’ora, ma non si sa mai …

Ebbene questa era l’ultima puntata della nostra settimana bianca in Finlandia. Spero  che quello che hai letto fin qui ti sia piaciuto, magari ti avrà suscitato dei ricordi o ti avrà fatto venir voglia di andare in Finlandia come noi. Non parlo solo di Helsinki, anche il giro nel Paese fatto con Brigitta e Matti ( e Pirkko!) è stato entusiasmante, come se fosse stata la prima volta. Quante belle cose abbiamo visto o rivisto.                                                                                                                                                                            IMG-20230304-WA0034

Ma … e l’Aurora Boreale? Quella l’ho vista a Helsinki e l’ho comprata! Era in un negozio di souvenir e adesso è sulla porta del mio frigo, in mezzo agli altri magneti. Mi guarda e mi dice:  “Dài, quando vieni a trovarmi?”

p.s. E tu, perché non mi lasci un commento?

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Una settimana bianca in Finlandia 6ultima modifica: 2023-06-14T23:22:43+02:00da picci-teacher
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6 pensieri su “Una settimana bianca in Finlandia 6

  1. Mi sono piaciuti i particolari descritti così niditi e coinvolgenti ! Complimenti Annalisa , grazie per avermi “regalato questo viaggio “!!!

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