Leggere? Per niente al mondo!


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di Annalisa Rabagliati

Che fare quando non ci si può muovere a causa di un’operazione subìta? Si impiega il tanto tempo libero leggendo e in tre pomeriggi si divorano le 597 pagine dell’ultimo libro di Ken Follet, “Per niente al mondo”. Almeno, questo è ciò che ho fatto io.

I romanzi del pluripremiato scrittore britannico  sono quasi sempre di tale lunghezza, eppure capaci di avvincere al punto di voler proseguire nella lettura tralasciando ogni altro impegno, cosa non sempre fattibile. Ma Follet sa come  costringere ad andare avanti a leggere. Frasi brevi, dialoghi realistici, trama con più protagonisti, le cui storie si collegano l’una all’altra, pur dipanandosi in modi diversi, alternate nei capitoli del  libro. Il lettore viene spinto  a chiedersi che ne sarà stato di uno dei personaggi, dopo  aver letto lo sviluppo della situazione occorso  ad un altro. E così va avanti a leggere, senza annoiarsi mai.

Certamente in questo romanzo non si devono cercare raffinatezza letteraria o profondità di pensiero. Follett è un affabulatore e, con linguaggio chiaro, racconta una storia, da cui si viene catturati, come da certi film d’azione o di fantapolitica americani, cui non chiediamo di parlarci del significato dell’esistenza o del fine ultimo della vita, ma, solitamente, dell’eterna lotta tra il bene e il male e, in un batter d’occhio, ci ritroviamo a fare il tifo per i “nostri”, cui perdoniamo perfino il delitto purché arrivino a far trionfare il bene.

Non è forse questa la logica degli antichi romanzi d’appendice? Ognuna di queste storie, di norma, ha protagonisti che ispirano simpatia, ma che, aggrediti dal cattivo di turno, vedono la propria vita in grave pericolo, fino a quando, dopo mille traversie che gli eroi affrontano con coraggio, il bene trionfa e si giunge all’immancabile lieto fine.

I cinque protagonisti del romanzo hanno storie diverse, convergenti in una storia collettiva, una storia di  spionaggio, terrorismo e rischio di guerra mondiale. Sono tre agenti segreti (due uomini e una donna) di diverse nazionalità, una giovane vedova che vive in un villaggio africano e la Presidente degli Stati Uniti.

Follet è attento al politicamente corretto: molte donne nel libro occupano posizioni importanti e, per evitare accuse di razzismo, non viene evidenziato il colore della pelle dei personaggi minori. Probabilmente dovrò aspettare di vederne il film, che credo proprio verrà girato, per  capire se li ho immaginati bene.

È molto didascalico invece nella descrizione degli abiti, cosa che di solito non riveste per me molta importanza, ma potrebbe servire per il suddetto film,  ed è preciso nella descrizione di scontri a fuoco, di armi e arsenali militari, di apparecchi elettronici.  Un vero pozzo di scienza, ma credo che si avvalga di esperti e di ricercatori per poter avere tante informazioni: infatti al  termine dell’opera ringrazia ben ventiquattro persone che lo hanno aiutato.

Mi sono anche chiesta come abbia potuto descrivere così bene palazzi e sedi istituzionali di diversi Paesi. Forse vi è stato ospitato, essendo uno scrittore famoso. Ma come si è immaginato i luoghi dove vengono schiavizzati i poveri migranti? Non saprei, ma è certo che le sue descrizioni sono toccanti e muovono all’indignazione, fanno pensare che bisognerebbe intervenire, anziché lucrare sulla povertà degli Africani.

Dicevo, all’inizio,  della profondità di pensiero: un difetto che ho notato, o, piuttosto, ho voluto trovare, è che pur avendo trascorsi  diversi e posizioni sociali e geografiche quanto mai lontane, i cinque protagonisti ragionano tutti allo stesso modo. Sono persone che agiscono sempre dopo aver soppesato il pro e il  contro di ogni situazione  e indovinano i comportamenti degli avversari, prima che siano messi in atto. Sanno dire la cosa giusta, mèdiano anziché aggredire, ma sanno anche agire rapidamente, quando è il caso. E le loro storie personali finiscono bene, come nelle mie aspettative, ma, ahimè, si tratta di piccole, trascurabili vittorie.

Scrivendo questo romanzo, ancor prima dell’invasione dell’Ucraina da parte dei Russi, Follet ha prospettato un futuro non ottimistico e il povero lettore, come me, resta un po’ deluso. Ma si è divertito molto leggendo e sente di poterlo consigliare a chi ama immergersi nella lettura, dimenticando gli affanni quotidiani. Anche se non è di un genere letterario profondo questo libro invita a riflettere. Il lettore  capisce che, nel suo piccolo, non conosce nulla delle grandi trame del  mondo e può solo affidarsi alla fortuna, al destino o a un Dio in cui crede e continuare una vita banale, ma onesta, in cui l’amore per le persone che gli sono care è l’unico scopo.

Ma, allora, se la lettura può essere a volte angosciante, non è meglio rinunciare a leggere? Per niente al mondo!

 

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Leggere? Per niente al mondo!ultima modifica: 2023-05-20T22:01:27+02:00da picci-teacher
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