Assegno divorzile, divorzio ed altre amenità

di Annalisa Rabagliati

Da qualche giorno si fa un gran parlare della sentenza di un giudice che ha abolito il principio del mantenimento del tenore di vita avuto durante il matrimonio nell’attribuzione dell’assegno divorzile, ritenendo che, se il coniuge riconosciuto più debole è in grado di mantenersi, non ne ha diritto. La sentenza avrà conseguenze che non riguarderanno solo i divorzi di miliardari, ma anche quelli degli altri ceti sociali: noi gente comune, insomma.

Al sentire la notizia sono stata contenta perché ho pensato ad un amico a me caro che continua a pagare l’assegno divorzile alla prima moglie, essendosi preso la “colpa” nella separazione, lasciando all’ex ogni bene comune, pur di allontanarsi per sempre da lei. La Legge, probabilmente, non considera colpe la mancanza di affetto e l’egoismo sfrenato, che possono spingere un coniuge a cercare comprensione e condivisione di sentimenti altrove. Ma gli obblighi contratti con il matrimonio restano e alcune donne riescono ad apparire indigenti, pur non essendolo.

Sappiamo bene, infatti, che ci sono persone che risultano nullatenenti perché, se non hanno un lavoro dipendente, non fatturano e non denunciano i loro introiti.
E che dire di tutti quegli uomini che per pagare l’assegno divorzile si riducono a vivere in quasi miseria e, se perdono il lavoro, cosa frequente di questi tempi, si ritrovano a dormire in macchina e a mangiare alla Caritas? La cronaca riporta spesso questi fatti.

“Ma come?- mi sembra di sentire ribattere – Ma è un discorso da femministe questo? Non è forse la donna il coniuge debole? Non è lei che ci rimette sempre?”
No, non si deve mai generalizzare. Femminismo, secondo me, non significa disconoscere la realtà e, anche se nella maggior parte dei casi è la donna che si trova in svantaggio, dobbiamo ammettere che vi sono sempre state, quale contraltare ai “cacciatori di dote”, le donne alla ricerca di un marito ricco, che le potesse mantenere per tutta la vita, eventualmente anche dopo il divorzio.

Però questo non può farci dimenticare tutte quelle donne che si sono sacrificate per anni o decenni, a favore della carriera del marito, rinunciando alla propria, per dedicarsi esclusivamente a casa e figli ed alleviare all’uomo le incombenze ritenute meno importanti in una scala dei valori basata sul successo lavorativo.
Spesso queste donne tollerano di tutto, per poi essere scaricate da lui, che le sostituisce con una partner più giovane ed interessante, magari conosciuta sul lavoro!
Così le nostre povere ex mogli si trovano con un pugno di mosche, ad un’età in cui si è più facilmente preda dello sconforto ed è più difficile, se non impossibile, ricollocarsi nel lavoro.

A volte il coniuge debole è addirittura una donna che non ha lasciato il lavoro esterno per scelta, per una sistemazione casalinga ritenuta, spesso a torto, più comoda.Capita infatti anche che un marito imponga, in nome di una pretesa dignità maschile, che lei stia a casa, ad occuparsi solo di faccende domestiche e ad aspettare il suo ritorno al desco familiare. Salvo poi, com’è successo ad una mia amica, che egli trovi una donna più indipendente e molli la moglie, che faceva la “signora”, in mezzo ad una strada, senza possibilità economiche e senza prospettive di lavoro.

Naturalmente tutte queste situazioni riguardano per lo più le coppie dalla mezza età in su . Non ho conoscenza diretta, ma spero proprio che le giovani generazioni femminili abbiano abbandonato la mentalità del sacrificio a tutti i costi o, peggio, quella della “sistemazione”.
A chi dare ragione, allora: a chi dice che le conseguenze di un divorzio ricadono sempre sulla donna o a chi dice che le donne non devono essere mantenute dall’ex? Intanto il coniuge più debole potrebbe essere il marito o, in seguito alle nuove unioni civili, il partner di qualunque sesso.

Resta un bel dilemma, ma una soluzione c’è: in un Paese evoluto non ci si sposa senza aver siglato un contratto prematrimoniale. Ma in un Paese normale non ci si sposa pensando di divorziare. Eppure…
La legge che consente il divorzio è stata una grande conquista che ha messo fine a situazioni drammatiche e assurde. Non viviamo nel mondo zuccheroso di certi film e sappiamo che lo sfascio della famiglia è causa prima di molti mali. In un mondo perfetto questo non accadrebbe , ma , nonostante i problemi, nel mondo reale il divorzio si è rivelato spesso la medicina meno amara.

E, tornando all’assegno divorzile, non c’è una risposta univoca, se non che si deve confidare nell’avvedutezza dei giudici, che ci si augura sappiano agire per il meglio, caso per caso.
La mia conclusione è che se le donne hanno un lavoro è meglio che se lo tengano ben stretto, anche se costa doppia fatica, in mancanza di strutture di welfare efficienti, perché un lavoro retribuito non dà solo una maggiore indipendenza economica, ma anche la possibilità di uscire dal proprio ambiente ristretto, incontrare persone, stabilire rapporti, coltivare interessi e, udite, udite, sentirsi utili alla società. E poi il principe azzurro è destinato a scolorire…..

Licenza Creative Commons
Quest’opera è distribuita con Licenza Creative Commons Attribuzione – Non commerciale – Non opere derivate 4.0 Internazionale.

Assegno divorzile, divorzio ed altre amenitàultima modifica: 2017-05-16T21:23:08+02:00da picci-teacher
Reposta per primo quest’articolo