Estate: tempo di lettura (o di ascolto?)

cuffia e libridi Annalisa Rabagliati

Nell’ultimo mese ho letto dodici libri, senza trascurare i miei lavori di casa,  la voglia di andare in giro con mio marito, i contatti con gli amici dei social e mille altre attività. Qualcuno dirà  che tutto questo è normale, ma io di solito non riesco a trovare  tanto tempo da dedicare  alla lettura, finite le altre incombenze. E allora come ho fatto? Semplice! I libri non li ho letti, ma ascoltati in Podcast!

Sicuramente sapete tutti che cos’è un Podcast. Per quei pochi che ancora non lo sapessero dirò che dovrebbe trattarsi di un prodotto multimediale contenente testi letti, brani recitati, musiche,suoni e rumori ambientali, interviste. Insomma una specie di programma radiofonico di quelli di una volta, (lo dico per chi come me, se li ricorda), con la differenza che lo puoi ascoltare quando vuoi, collegandoti ad una apposita piattaforma e magari scaricandolo per ascoltarlo offline.

Almeno così era stato presentato da un noto giornalista, ex direttore della Stampa e della Repubblica, di cui sono seguace o follower. Però ho detto dovrebbe perché, in realtà, l’unico Podcast fatto in questo modo che ho trovato era proprio il suo. Bello, interessante e, soprattutto, gratuito: bastava iscriversi ad una delle piattaforme di cui sopra, lasciando i dati di una carta di credito.

Qui sorge un problema. No, non quello della carta di credito: ne uso una virtuale e prepagata alla bisogna, ma quello della demenza senile galoppante che ti fa dimenticare facilmente certe piccolezze, come la scadenza del periodo di prova gratuito.Così, dopo un mese dall’ascolto del primo Podcast,  mi è stata tolta la quota del secondo mese e perciò mi sono ricordata di disdire. Per un mese però potevo ancora disporre di tutti  i testi che volevo e allora mi sono data alla pazza gioia.

Ho mollato il libro che avevo per l’ennesima volta iniziato, l’autobiografia della moglie di un importante personaggio pubblico, per cercare di usufruire al massimo dell’offerta. L’autobiografia in questione non è male, sono arrivata a metà e oltre,  ma  Daniel Pennac dice che tra i diritti del lettore c’è quello di lasciare  un libro per riprenderlo quando si vuole e io non posso contraddire Pennac! Diciamo poi che mi viene una tale crisi di invidia a vedere quanto è stata caparbia e in gamba quella donna, mentre io….

Ma torniamo ai nostri Podcast. Devo dire che sono rimasta un po’ delusa, perché,  a parte il primo, i successivi  undici si sono in realtà rivelati degli audiolibri. Durante la clausura da pandemia ho letto alcuni ebook e, anche se preferisco sfogliare i libri veri, di carta,trovo che leggere su tablet o smartphone non è poi così diverso, è pur sempre leggere. Invece ascoltare un audiolibro o, se vogliamo chiamarlo così, un Podcast, è cosa ben diversa per uno che ama leggere.

Tra i pregi: poter ascoltare la lettura fatta da un altro dedicandosi alle faccende di casa, guidando  o semplicemente standosene tranquilli a guardare il tramonto o il cielo stellato oppure ad occhi chiusi, nel letto.                                                                                                                                   Tra i difetti: non è così garantito di non distrarsi ascoltando anziché leggendo,e poi mentre leggi, pardon, ascolti ad occhi chiusi ti puoi facilmente addormentare, anche se questo a me capita perfino con il cartaceo, quando leggo la sera, nel letto.

Se ascolti un libro di fisica dalla voce dell’autore stesso, gentile e gradevole, può succedere di perdere il filo, anzi l’ordine del discorso e bisogna concentrarsi per comprendere bene ciò che dice.Questo però a me accade perché di fisica non capisco molto, a prescindere dal mezzo che uso per informarmi. Quando ho letto il primo libro di questo fisico, se non capivo qualcosa tornavo indietro a rileggere le righe per comprendere meglio.

Con il Podcast puoi tornare indietro, ma di quanti minuti devi farlo? A volte basterebbero pochi secondi, ma naturalmente non lo sai, perché non  stai a guardare il timer mentre ascolti. Ecco che si appalesa un altro difetto: se ascolti, anziché leggere, non hai la memoria fotografica della riga e della pagina in questione, che invece è sempre inconsapevolmente presente durante la lettura.

Questo problema mi si è presentato ascoltando anche altri libri, molto più semplici: storie poliziesche,  tipico passatempo estivo, in cui, se lasci il testo per un po’ di tempo o ti distrai, dimentichi facilmente i personaggi. Ma mi è  successo perfino con un libro che  quest’anno è stato un  bestseller: un manuale per insegnare trucchi che una qualsiasi casalinga mette in pratica da sempre. A volte volevo tornare ad ascoltare almeno la motivazione filosofica che spingeva l’autrice a dare certi  suggerimenti, per meglio immedesimarmi nella cultura del suo Paese, ma per far questo ho dovuto nuovamente sorbirmi una dose di consigli all’insegna dell’ovvietà.

Mi chiedo in quale società senza passato stiamo vivendo, se abbiamo bisogno, in tutto il mondo, di persone che  riscoprano l’acqua calda e abbiano un magico successo consigliando al prossimo di buttare le proprie cose per fare ordine. Bella soluzione! Tanto vale andare a vivere in una esposizione di mobili, lì  almeno, non c’è nulla di superfluo! Per non parlare dello spreco antiecologico…Ovviamente de gustibus non est disputandum, chissà a quanti di voi è piaciuto questo libro. Io l’ho scelto per curiosità e sono rimasta delusa, a prescindere dal fatto  di averlo ascoltato, anziché letto.

Il modo in cui un audiolibro viene letto ha anche un peso nel giudizio sul testo. Alcuni libri degli undici scaricati erano letti in tono monocorde, perfino quando era l’autore stesso a farlo. In questo caso mi riferisco a uno scrittore che mi è sempre piaciuto, soprattutto per le sue idee e la proprietà di linguaggio. Come in altri suoi romanzi la trama parla di un processo, visto che questo era l’ambito in cui lavorava l’autore prima di diventare uno scrittore affermato, ma questa volta non sono riuscita a farmi coinvolgere o, almeno, non ne sono consapevole, sarà forse a causa del mezzo? Non mi sono piaciute ad esempio le descrizioni minuziose di ciò che il protagonista mangia o delle azioni di tutti i giorni  che, a mio parere, sono superflue.

Ma a questo proposito non posso non ricordare un libro che mi ha veramente annoiata, eppure ho ascoltato fino in fondo proprio per sapere come andava a finire, essendo un giallo. Si sprecavano i dettagli inutili, quali: “Ci sedemmo al bancone del bar, ordinammo una birra, che però arrivò senza schiuma, allora chiedemmo alla cameriera, che si chiamava Rosi ed era stata amica d’infanzia del genero dello sceriffo, e quella sera era lì  anche se non era il suo turno, per sostituire la collega che aveva avuto un bambino pur non essendo sposata, di portarcene una come Dio comanda , prima di continuare il nostro colloquio …”                                                                                            Naturalmente non è una citazione del libro, voglio  solo dare un’idea.

Anche questo è stato un bestseller,  un mappazzone da 700 pagine, che, sempre secondo me, che non sono nessuno,  poteva durarne 300 e sarebbe stato perfino più valido. Ammetto di aver messo in pratica il secondo diritto del lettore enunciato da Pennac: ho saltato un bel po’ di ascolto, nella prima parte, sperando di arrivare al dunque più in fretta. Per fortuna era letto da un attore bravissimo, che cambiava tonalità della voce a seconda del personaggio che interpretava e rendeva l’ascolto gradevole,  nonostante il testo prolisso e la storia inverosimile, che con un giudizio irrituale, ma sintetico, potrei definire, per la verità, un’americanata.

Eppure è  piaciuto talmente che pare ne abbiano fatto pure una serie televisiva! Sicuramente perché era zeppo di flashback, lettere e situazioni viste e riviste con gli occhi dei diversi personaggi, che però rendevano il libro ridondante. All’ascolto poi, non avendo la possibilità di vedere il testo, tutte queste ripetizioni  creavano un po’ di confusione.

Ecco quindi un altro difetto dell’audiolibro, che ho riscontrato in particolare nell’ascoltare un saggio, vincitore del premio Strega, che bramavo leggere da molto tempo. Anche questo di una  bella e doverosa consistenza, essendo un saggio storico. Purtroppo il libro contiene una gran quantità  di articoli, lettere, documenti di cui viene specificata la natura solo dopo che sono stati letti e, anche se l’attore è  bravo, non è facile comprendere che si tratta di testi diversi, lo si capisce tardi, soprattutto perché si ascolta facendo anche altro .                                                                                      Devo confessare che questo l’ho abbandonato, ubbidendo al terzo punto del decalogo di Pennac, perché l’ascolto era frustrante, ma essendo un saggio di storia lo leggerò prima o poi nel modo tradizionale.

Se i diritti proclamati da Pennac valgono per il lettore a maggior ragione, a mio avviso, valgono per chi ascolta un audiolibro. Mi sono accorta di aver attuato l’ottavo diritto, quello di spiluccare, moltissime volte, entrando in una libreria. Questa volta l’ho fatto ascoltando a spizzichi tre libri, per questione di tempo: il mese pagato stava per scadere e nessuno dei tre mi prendeva l’anima, così ho ascoltato nello stesso periodo, alternandoli, passi diversi dei tre.

Uno era il manuale di uno psicologo famoso per gli interventi in tv e per una recente diatriba radiofonica, che invita a trovare in sé stessi la propria cura. I suoi consigli mi sono sembrati incoraggianti, ma un po’ semplicistici, forse perché  non li ho ascoltati tutti.

Un altro era un estratto di un romanzo fantastorico, dall’eloquio elegante di un celebre scrittore einaudiano e cercherò di leggerlo per conto mio.  Il terzo era  un testo famoso di uno scrittore latino, che mi sono ricordata di avere tra i vecchi libri scolastici di mio figlio, su una terra europea in cui sono stata molto spesso. Lo andrò a cercare, perché leggere è un piacere e non una gara contro il tempo.

Quando leggo un libro che mi soddisfa  ad un certo punto guardo l’indice per sapere quanti sono i capitoli, a che punto sono arrivata, quanto durerà il piacere della lettura e, a volte, anche per chiedermi come potrebbe evolvere la situazione. Se la storia narrata è angosciante, cerco di prevedere in base al numero dei capitoli quanto il protagonista ed io, il lettore, dovremo soffrire.

Conoscere quanti sono i capitoli perciò è importante. In uno degli audiolibri però non ne veniva letto il numero e quando, come in altri casi, il nuovo capitolo era un flashback, la confusione era facile e mi innervosiva. Questo libro era un quasi giallo, ambientato nel Nord Europa, che mi ha preso molto: la storia di un matrimonio apparentemente riuscito, che nascondeva  in realtà una violenza psicologica inaccettabile.

Ho odiato il genere maschile per tutto il tempo in cui ho ascoltato quel romanzo, ma me ne dispiaccio, perché  i personaggi erano troppo manichei, mentre la vita non è  in bianco e nero, ma ricca di sfumature. Alla fine mi sono resa conto di avere ascoltato una storia genere Harmony. Eppure anche questa scrittrice ha ottenuto un grande successo, che si sta puntualmente ripetendo con i suoi nuovi  romanzi.

In fondo, come spiega Pennac nei suoi diritti, non vi sono letture “alte”  o “basse”, ciascuno deve sentirsi libero di leggere ciò che vuole, la lettura  (e quindi anche l’ascolto) non può essere imposta, è come l’amore: non si ama a comando e devo ammettere che questo romanzo mi ha avvinta, pur con tutti i difetti riscontrati.

Possibile che tra tutti questi libri da ascoltare non ve ne fosse uno soddisfacente?Certamente c’era! E non uno solo, ma due!

Uno è di una nuova scrittrice italiana, che ha creato un  personaggio di commissario donna molto umano, dal carattere impossibile, ma carico di empatia per gli altri e sempre alla ricerca della verità. La scrittrice ambienta i gialli (questo è il secondo) nella sua terra d’origine e in questo modo unisce alla trama intrigante aspetti storici e antropologici, descrizioni superbe del paesaggio, considerazioni sociologiche e precise informazioni  di varia natura. Il tutto senza far diventare il romanzo noioso, anzi rendendolo avvincente.

Anche qui i dialoghi ascoltati, anziché letti, creavano a volte difficoltà di comprensione  immediata, ma provo a mettermi nei panni di chi abbia problemi di vista, come quelli di un personaggio del romanzo, e credo che sia meglio ascoltare un audiolibro che dover rinunciare a godere di una storia così coinvolgente.                       È uscito da poco il terzo libro di questa scrittrice, ispirato alla figura delle donne del suo paesino durante la prima guerra mondiale.  Appena possibile me lo procurerò, perché sono certa che leggerò una storia ben scritta e traboccante di umanità.

Ed eccoci, dulcis in fundo, al secondo, al romanzo per cui è valsa la pena di pagare l’abbonamento. Lo avevo scaricato con gli altri, ma lasciato per ultimo, non sapendo se ce l’avrei fatta ad ascoltarlo entro il mese. Ne avevo sentito parlare, a suo tempo, ma non lo avevo comprato, né era disponibile nella biblioteca online. È stata una fortuna che sia riuscita ad ascoltarlo tutto. Scritto da una donna, parla di una ragazzina che torna a vivere nella famiglia di origine, dopo essere stata allevata da estranei che credeva fossero i suoi veri genitori.

Non so se si tratti di autobiografia o di invenzione di una mente creativa, ma la storia mi ha coinvolta totalmente: ho pianto, mi sono arrabbiata, sono rimasta sconcertata per l’abbandono iniziale e fino all’ultimo, come la protagonista, non ho immaginato le motivazioni della tragedia. Ho condiviso con lei la delusione e il disgusto, ma anche la pietà per la miseria dei suoi congiunti e l’incredulità e il rancore verso chi l’aveva respinta.

Mi sono sentita di nuovo un’adolescente senza certezze, immedesimandomi, grazie alla scorrevolezza della scrittura e all’interesse suscitato dal racconto.                          Insomma questo audiolibro mi ha consentito di mettere in pratica il sesto diritto del lettore, quello di calarsi totalmente in una storia, dimenticando tutto il resto, che è ciò che io cerco nella lettura.

Se avete avuto la pazienza di leggere fin qui vuol dire che forse non vi ho annoiato e suppongo  vi siate fatti un’idea di quali fossero gli audiolibri di cui ho parlato. Volontariamente non ne ho scritti i titoli, perché spero di coinvolgere chi mi legge in un gioco, una specie di caccia al libro.                                                                                 Mi piacerebbe  che qualcuno scrivesse nei commenti i titoli di quelli che ha riconosciuto anche se non tutti e dodici (anzi quattordici), magari aggiungendo un commento alle mie critiche, positivo o negativo. In fondo è  facile: per ognuno ho messo un indizio abbastanza evidente.

Allora che cosa aspettate? Resto in attesa di leggervi, anzi resto in letturainattesa!

 

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Estate: tempo di lettura (o di ascolto?)ultima modifica: 2020-07-31T22:51:07+02:00da picci-teacher
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